il laboratorio di lucy

condotto da rosita mariani e cinzia severino

premesse

Il pensiero filosofico di ogni epoca ha fatto propria la frase: “Conosci te stesso”. Partire, nel processo di autoconoscenza, dalla consapevolezza del proprio corpo e della propria fisicità – forza, peso, struttura scheletrica, organi, sistemi, sensi, memorie – dà un senso di appartenenza a sé stessi che rafforza la propria identità personale e, allo stesso tempo, apre all’accoglienza dell’altro e al rispecchiamento. Vivere l’esperienza corporea in età adulta dà un significato autentico alla presenza nelle relazioni, nelle quali gli aspetti della concretezza e dell’immediatezza sul piano fisico riducono enormemente il rischio dell’equivoco verbale, dell’incomprensione linguistica, della manomissione delle parole.

L’esperienza corporea è alla base dell’apprendimento del bambino come dell’adulto. Attraverso l’esperienza corporea è possibile assimilare concetti appartenenti alla fisica, alla biologia, all’architettura, all’antropologia e alla storia evolutiva individuale e di specie. Il senso di appartenenza alla specie umana è alla base dell’inclusione: acquisendo consapevolezza di sé e dell’altro, dell’uguaglianza e delle differenze, si può crescere avendone rispetto e sentendosi davvero parte della stessa specie. Ne “Il mercante di Venezia” Shakespeare fa risuonare attraverso la voce di Shylock la rivendicazione dell’eguaglianza di specie: “…lo stesso sangue pulsa nelle nostre vene, abbiamo le stesse ossa…”. E’ il corpo, quindi, il fulcro centrale nella percezione dell’uguaglianza e dell’appartenenza alla specie umana. Ed è anche questo il senso di questo laboratorio.

contenuti

Il punto di partenza che muove le scelte rispetto ai contenuti del laboratorio è la facoltà del corpo di avere una sua propria memoria, sensoriale e muscolare, e un’intelligenza autonoma, che permette di organizzare il movimento in maniera logica, funzionale ed economica. All’interno di questa realtà vi è un concetto di interscambiabilità: il movimento umano utilizza sistemi che sopravvivono nel corpo come strati dei processi evolutivi, dalla cellula alla stazione eretta e alla motricità bipede; l’eredità motoria che noi umani portiamo nel nostro corpo può essere trasformata in una forma di movimento organizzato fino ad arrivare alla creazione di una danza.

La prima parte del laboratorio è introduttiva: si occupa del “corpo così com’è”, ed ha lo scopo di mettere delle basi chiare e condivise rispetto all’approccio e ai contenuti del lavoro. Verranno proposte esperienze di ascolto della propria postura, del proprio movimento e del proprio peso. Brevi tappe di ascolto e di osservazione andranno a creare una raccolta di sensazioni percettive e cinestesiche. Alcune esercitazioni di anatomia esperienziale tratteranno il concetto di esterno/interno chiamando in causa la pelle e lo scheletro.

La seconda parte del laboratorio propone un percorso corporeo che attraversa i diversi stadi evolutivi della vita sulla Terra (filogenesi) e le memorie motorie evolutive della specie umana (ontogenesi). Con riferimento principalmente all’anatomia esperienziale, si andranno ad esplorare sistemi di locomozione appartenenti a specie diverse con l’intento di sentire come nel movimento, anche in quello quotidiano, usiamo sistemi organizzativi che appartengono alla lunga linea evolutiva che affonda le sue radici nell’Archeozoico. Si indagheranno i sistemi di movimento che caratterizzano i passaggi dalla fase neonatale alla vita adulta, dedicando tempo al passaggio alla stazione eretta e all’asse verticale. Verranno proposte situazioni relative allo sviluppo attraverso l’evoluzione sensoriale.

La terza parte del laboratorio si sviluppa in relazione all’idea di habitat. Considerando il corpo come prima casa dalla nascita, lo si tratta come uno spazio, vivo, sensibile, e reattivo. Ed anche come abitante di uno spazio/territorio. Verrà proposta una serie di esperienze sullo spazio a partire dalla relatività degli opposti: lo spazio interno e lo spazio esterno; la vicinanza e la lontananza; le qualità del movimento e le qualità dello spazio; abitare il corpo e abitare un territorio. Si esplorerà lo spazio della relazione con l’altro attraverso il peso e il contatto, dialogando senza parole in modo libero e spontaneo, sensibile e consapevole rispetto al tatto, alla gravità, al senso del movimento, all’impulso. Esperimenti di composizione istantanea offriranno infinite opportunità di coabitazione dello spazio attraverso sistemi di creazione collettiva, ponendo come oggetto dell’esplorazione alcuni dei processi che rendono possibile l’organizzazione spontanea all’interno di un gruppo.

L’accesso è aperto a tutti quelli che, con un esperienza anche minima nell’ambito del movimento, siano mossi dalla curiosità ad esplorare le proprie memorie evolutive e a condividere le scoperte con gli altri in un’ottica di ascolto creativo.

speciale per danzatori:
Una quarta parte del lavoro sarà dedicata all’indagine sull’uso delle memorie evolutive nella danza, sia in riferimento all’uso del corpo in generale, sia specificatamente rispetto alle tecniche contemporanee di largo uso attualmente, release technique, floor work, contact improvisation. La consapevolezza degli aspetti motori legati alle memorie della specie rafforza e amplifica le possibilità tecniche, interpretative e creative del danzatore, stimolandolo a nuove domande e riflessioni.

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